Gran Sasso d’Italia

Area ZOOART Giardini Ferretti e Rapino

Ortona (CH)

2011

Sospendere un pezzo di macerie, un grande pezzo tra mura crollate e calcinacci polverosi: in alto,
sospeso, a memoria dell’incubo del terremoto, della paura che pende sopra di noi e che per sempre
rimarrà sopita nelle coscienze di tutti, fino, purtroppo, al prossimo risveglio.

Ma Gran Sasso d’Italia (o di Damocle) è anche:

– chi crede che il terremoto sia imprevedibile, imponderabile e immanente;
– chi specula con la sabbia di mare nel cemento o il fil di ferro da forcina nelle gabbie strutturali;
– chi usa un evento tragico come strumento di propaganda;
– chi promette sapendo di non poter mantenere;
– chi manganella perché non ha più argomenti;
– chi considera il post-terremoto ormai fuori moda e non più telegenico;
– chi considera la politica merce di scambio per prostituirsi;
– chi ha venduto l’anima prima del proprio culo;
– chi pensa che fare il genitore sia essere il “pappone” di sua figlia;
– chi genuflessa esegue la preghiera orale del nuovo secolo;
– chi semina l’immondizia per raccogliere soldi;
– chi avvelena questo paese con scarichi abusivi ma soprattutto con le parole;
– chi ruba ai poveri per dare ai ricchi;
– chi ha sostituito la TV con la realtà e ti sorride pensando di fregarti;
– chi vive in un mondo di plastica e si è rifatto di plastica;
– chi non capisce la differenza tra costruire case e ricostruire una città.

Tutto questo ci incombe come un sasso sullo stomaco o sopra di noi…
L’angoscia è di non uscirne… vivi.
Ma schiacciati.